Benvenuti a questo nuovo video di Forum & Partners Infortunistica. Oggi vi racconterò la storia di un mio cliente che ha avuto un brutto incidente nel lontano 2018.
La compagnia assicurativa ha cercato in tutti i modi di resistere, e siamo stati costretti ad adire le vie giudiziali. Questo è il risultato: la compagnia convenuta sosteneva di aver già ristorato ampiamente i pregiudizi subiti dal mio assistito. In particolare, durante la fase extragiudiziale, a seguito dell’indagine medico-legale LELORO, aveva effettuato i seguenti pagamenti:
20.000 euro in data 6 ottobre 2018, a titolo di provisionale;
50.000 euro in data 23 novembre 2018, come offerta parziale.
C’è stata una lunga trattativa. Ho cercato di far capire al liquidatore che il loro medico legale aveva sbagliato nella valutazione del danno. Finalmente hanno incaricato un nuovo medico legale e, grazie alla mia mediazione, sono riuscito a ottenere 492.000 euro in data 15 gennaio 2020.
Dopo questa trattativa, la compagnia ha dichiarato che, per loro, il sinistro era chiuso. Io, invece, non ero soddisfatto dell’accordo e ho convinto il mio cliente a seguirmi nell’azione giudiziale. Per fortuna, ha avuto fiducia in me.
La compagnia, inoltre, sosteneva che, ai fini del riconoscimento del lucro cessante per perdita della capacità lavorativa, gli elementi forniti dalla controparte a sostegno della propria pretesa non fossero sufficienti a dimostrare l’entità della riduzione reddituale. Tuttavia, noi avevamo fornito prove ampie e solide.
La compagnia concludeva quindi chiedendo al giudice, in via principale e nel merito, di respingere le richieste della parte attrice, ritenendole infondate in fatto e in diritto.
Il giudice, però, è super partes: non valuta né solo ciò che dice la compagnia né solo ciò che sosteniamo noi, ma prende in considerazione i fatti in modo oggettivo.
Riepilogando i danni patrimoniali non riconosciuti, spettano alla parte attrice i seguenti importi:
537.320,05 euro a titolo di danno non patrimoniale;
8.300 euro per spese mediche;
285.900 euro a titolo di mancato guadagno;
Spese stragiudiziali per l’attività svolta dal nostro studio.
A tali importi vanno naturalmente sottratti tutti gli acconti già ricevuti, di cui ho parlato in precedenza.
Applicando il programma REMI (che prevede la devalutazione dei valori alla data dell’illecito, la loro rivalutazione e il calcolo degli interessi legali sulla somma attualmente rivalutata), risultano ancora dovuti 353.484,33 euro, importo liquidato attualizzando tutte le voci indicate.
Il Tribunale, definitivamente pronunciandosi, ha così disposto:
Condanna la compagnia assicurativa al risarcimento del danno subito dalla parte attrice, per un residuo di 353.484,33 euro, oltre agli interessi dalla pubblicazione della sentenza fino al saldo.
Condanna i convenuti, in solido tra loro, a rimborsare alla parte attrice le spese legali, oltre IVA, CPA e spese generali, nonché il pagamento delle spese di CTU, come liquidato nel decreto.
Un sinistro avvenuto nel 2018, dopo sette anni, si è finalmente concluso con il massimo risarcimento ottenibile: un giusto risarcimento. Questo dimostra come le compagnie assicurative in Italia cerchino sempre di pagare il minimo possibile, basandosi sulle valutazioni dei loro medici legali.
Se hai avuto un incidente, ti invito a contattarmi: sono un professionista esperto del settore e ti aiuterò a ottenere il massimo risarcimento.
Puoi chiamare i numeri che trovi sul nostro sito oppure compilare il form, specificando tutti i dettagli dell’accaduto.